
By Martina
La fine del lock-down ha amplificato il clima di ansia e paura con il quale, per mesi, siamo stati costretti a convivere. Il timore di contrarre l’infezione da Covid-19 e il panico generato dall’aggressività del virus hanno portato gli italiani, una volta “liberati” dalle proprie abitazioni, a modificare le proprie abitudini, anche nell’ambito della mobilità.
La pandemia, oltre ad avere messo in seria difficoltà il mercato dell’auto, ha provocato grossi cambiamenti nelle abitudini di mobilità urbana.
Mobilità e cambiamenti post lock-down
Secondo uno studio effettuato nel post-lockdown circa il 37% degli italiani ha rinunciato e continuerà a rinunciare ai trasporti pubblici, preferendo mezzi individuali di proprietà o servizi di car sharing.
L’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici, ritenuti una probabile fonte di contagio, è stato sostituito dall’impiego dell’auto privata o di mezzi che potessero consentire spostamenti individuali ed evitare, il più possibile, i contatti sociali.
Molto successo stanno avendo, in questo contesto, servizi di mobilità come il car sharing.
Tali soluzioni consentono, infatti, anche a chi sia sprovvisto di un mezzo di proprietà, di raggiungere la propria destinazione senza dover ricorrere ai mezzi pubblici, i quali non sempre sono in grado di garantire il dovuto distanziamento sociale.
L’indagine della BCG
La BCG, una società di consulenza, ha realizzato in merito un’accurata indagine, che consentisse di toccare con mano i cambiamenti avvenuti nelle abitudini di trasporto delle persone dopo la pandemia. I risultati ottenuti sono stati molto interessanti.
Durante il periodo di lock-down, l’utilizzo di quasi tutti i mezzi di trasporto è inevitabilmente crollato del 60% in Europa, USA e Cina. Le bici e lo spostamento a piedi sono state le modalità preferite dai cittadini di tutto il mondo, con una percentuale che è salita dal 21% al 59%.
Durante la prima fase dell’emergenza sanitaria, i viaggi con l’auto privata sono diminuiti drasticamente. Ciò è stato dovuto, chiaramente, anche alle disposizioni di legge che, di fatto, hanno limitato gli spostamenti.
Ma i cambiamenti più palpabili si sono registrati nel periodo post lock-down.
Ciò che è emerso dalla ricerca della BCG, infatti, è stato che, una volta terminata la prima fase della crisi, c’è stato un progressivo abbandono dei mezzi pubblici a favore degli spostamenti individuali.
“Evitare la folla” è divenuto quasi un mantra per gran parte delle persone che, prima della crisi, erano solite optare per i servizi di mobilità pubblica.
Alcuni dati
La pandemia ha dato vita anche delle strategie di prevenzione che riguardano una generale riduzione dei tempi di spostamento.
Per fare un esempio, durante il lock-down circa un terzo degli intervistati ha viaggiato in momenti diversi della giornata per evitare la folla e quasi un quarto si è servito dei mezzi pubblici solo in presenza di posti vuoti (il 63% degli intervistati in Europa e il 78% negli Stati Uniti ha scelto di evitare qualsiasi contatto viaggiando con la propria auto).
In conclusione, lo studio ha evidenziato che, in generale, i cittadini rimangono fedeli alla tipologia di mobilità che erano abituati ad utilizzare prima del Covid-19.
Una percentuale che varia tra il 67% e il 76% degli utenti che usufruiva della mobilità condivisa (ride hailing, taxi, car, bike ed e-scooter sharing) prevede di continuare a utilizzarla o, addirittura, di incrementarne l’impiego proprio per evitare l’affollamento dei mezzi pubblici e favorire il distanziamento sociale.
Ciò che emerge dalla ricerca della BCG è che, nel breve termine, si verificherà un aumento nell’utilizzo di mobilità individuale, ovvero auto, moto e monopattini, anche in Europa, con una crescita di tutti quei servizi di mobilità condivisa, accompagnati da un idoneo servizio di sanificazione.
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